Caserta, 10 luglio 1928
Carissima Tania,
ho fatto il viaggio Roma-Caserta in condizioni molto migliori di quanto avessi creduto.
Sono stato trattato molto bene e ho potuto respirare a mio agio. A Caserta mi sono fatto visitare dal medico, che mi ha rassicurato a proposito dei dolori alla vita. Non si tratta, a quanto pare, di una infiammazione al fegato, ma solo di un erpete, che ha prodotto una infiammazione temporanea e di
poca conseguenza, sebbene dolorosissima. Ho tutta la vita irritata e piena di gonfiori; io non me ne sono accorto che in viaggio di questa irritazione esterna! Ho incominciato a fare delle spalmature con una pomata; spero che mi gioverà. I dolori continuano e non mi lasciano riposare, ma il medico
mi ha detto che fra qualche giorno tutto sarà passato. Io non so cosa siano gli erpeti. Non ho mai avuto, mai, affezioni alla pelle di nessuna qualità, ma in questi ultimi tempi ho visto che esse sono molto comuni tra i carcerati e che passano facilmente con le spalmature. In ogni modo, è meglio un
erpete che una malattia al fegato: non ti pare?
Partirò domani mattina, ma non so quando arriverò a Turi. Se tu potrai inviare laggiú, fin d’ora, qualche libro, mi farai cosa grata. Se hai ritirato dal Carcere il mio bagaglio, potresti subito mandarmi i libri e le riviste contenuti nella valigia e nel sacco da viaggio. Desidererei avere specialmente le grammatiche. Per il tedesco ho solo i due libretti che tu stessa mi avevi mandato: la grammatica tedesca che avevo a Milano è andata perduta; ma tra i miei libri di Roma c’è la grammatica Metodo Otto Sauer – Ferrari e il Dizionario Langenscheidt. Puoi tu stessa scrivere all’avv. Aris, perché mi spedisca i libri che gli avevo lasciato in deposito a Milano? Il suo indirizzo
è: Via Unione 1. Vedi che continuo a farti lavorare e a farti stancare. La tua ultima lettera mi ha procurato un certo dispiacere. Penso che tu non abbia interpretato molto esattamente il contenuto della lettera che hai ricevuto con cosí grande ritardo. Io non me ne ricordo piú, ma escludo come
possibile la tua interpretazione. Cara Tania, come puoi pensare che in un qualsiasi momento di tutto questo tempo pieno di peripezie dolorose, io abbia potuto non riconoscere la tua grande bontà e non volerti un’infinità di bene? Non solo, ma è un mio continuo rimorso l’averti dato tante
preoccupazioni e l’averti fatto compiere tanto lavoro per me. Ti scriverò a lungo su questo argomento, quando sarò riposato e potrò meglio connettere. Tu devi solo comprendere che da quando io mi trovo in carcere, ho fatto tutto uno sforzo volontario per controllare i miei sentimenti
e i miei affetti e tenerli infrenati il piú possibile: è questa una forma di autodifesa. Cosí può essere avvenuto, e anzi deve essere avvenuto certamente, che spesso nelle mie lettere, io sia apparso arido,
secco, un po’ egoista, ecc. ecc. Ma in ogni caso escludo che da esse potesse trarsi la conseguenza che tu ne hai tratto. Ti scriverò a lungo appena giunto a destinazione e scriverò a Giulia. Attendo con molta impazienza le fotografie promesse.
Carissima Tania, ti abbraccio teneramente
Antonio

Carissima Tania,
nessuna novità in vista, fino a questo momento. Ignoro quando partirò. Non è però escluso che la mia partenza avvenga fra giorni; potrei essere messo in transito oggi stesso.
Ho ricevuto una lettera di mia madre qualche giorno fa. Scrive di non aver ricevuto mie lettere dal 22 maggio, cioè da quando ero a Milano. Da Roma ho scritto a casa almeno 3 volte: anche l’ultima lettera la inviai a mio fratello Carlo. Scrivi tu una lettera a mia madre, spiegandole che io posso adesso scrivere pochissimo, solo una volta ogni 15 giorni, e che devo distribuire le due lettere mensili tra lei e te. Posso invece ricevere lettere senza limiti: mia madre crede invece che ci sia un limite anche per la recezione. Informala sulla quistione della mia partenza sospesa per Portolongone dopo la visita speciale del medico, e sulla probabilità di una assegnazione migliore.
Rassicurala in generale e scrivile che io non ho bisogno di consolazioni per essere tranquillo, ma sono tranquillissimo e serenissimo per conto mio. È questo un punto in cui non sono mai riuscito ad ottenere notevoli successi presso mia madre, che si fa un quadro terrificante e romanzesco della mia
posizione di galeotto: pensa che io [sia] sempre cupo, in preda alla disperazione, ecc. ecc. Tu puoi scriverle che mi hai visto recentemente e che non sono per nulla disperato, avvilito, ecc. ma con spiccata tendenza a ridere e a scherzare. Forse ti crederà, mentre pensa che io le scriva in questo
senso solo per consolarla.
Carissima Tania, mi dispiace di darti ancora questa incombenza epistolografica. D’altronde questa lettera avevo deciso di scriverla a te e non voglio venir meno al sistema prestabilito. Spero di vederti ancora prima di partire.
Ti abbraccio teneramente.
Antonio

Carissima mamma,
sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.
Ieri ho ricevuto un’assicurata di Carlo del 5 maggio. Mi scrive che mi manderà la tua fotografia: sarò molto contento. A quest’ora ti deve essere giunta la fotografia di Delio che ti ho spedito una decina di giorni fa, raccomandata.
Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. Che tu comprendessi bene, anche col
sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente.
La vita è cosí, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.
Ti abbraccio teneramente.
Nino
Ti scriverò subito da Roma. Di’ a Carlo che stia allegro e che lo ringrazio infinitamente.
Baci a tutti.

Carissima Tania,
ho ricevuto due tue lettere, del 17 e del 20 aprile, che mi sono giunte dopo quella del 25, alla quale ho risposto lunedí scorso. Sono contento delle buone notizie che mi dai sulla tua salute; non credo però che ci si possa vedere prima della mia partenza. D’altronde io desidero che tu non ti
arrischi a uscire dall’ospedale, prima di essere in condizioni migliori e di assoluta sicurezza per la gamba. Penso che tu devi stare molto tranquilla e aspettare che mi abbiano assegnato a una casa di pena, dopo il processo. Da Roma potrebbero anche rimandarmi nell’alta Italia e quindi tu da Milano
potresti venire senza troppi disturbi di viaggio.
Non ti ho indirizzato prima le lettere all’ospedale, perché mi avevano detto che dovevi essere trasportata all’Ospedale Maggiore da un giorno all’altro: nell’incertezza d’indirizzo, ho preferito continuare a scriverti a casa.
Le mie osservazioni a una tua lettera con la data del 2 febbraio non tendevano per nulla a «farti arrossire» per il modo di compilazione, per la forma letteraria. Di queste cose mi importa assai poco. Io avevo l’impressione che dalla busta mancasse un foglietto, forse perduto durante la
revisione. A questo proposito tu non mi scrivi nulla. Ti ho descritto la lettera minuziosamente per fartela ricordare, poiché aveva la data del 2 febbraio e la mia risposta non ti sarebbe arrivata che a due mesi da tale data. Per le notizie che mi trasmettevi, hai ragione: devi scrivermi tutto, anche il
lato brutto delle cose.
Ti avverto che ho mandato fuori il paltò da inverno: vorrei che fosse smacchiato. Ho mandato fuori anche una grossa maglia. Credo sia bene che tu faccia consegnare all’avv. Aris tutti i libri che ho mandato fuori dal carcere; egli li terrà a mia disposizione e me li spedirà dove finalmente
sarò assegnato dopo il processo. Credo sia la soluzione migliore da ogni punto di vista: tu devi occuparti solo della tua salute e non devi darmi dei dispiaceri: hai capito? Non devi piú affaticarti come hai fatto nel passato, non devi essere piú cosí prodiga delle tue forze, che non sono molte. Io ti scriverò sempre assiduamente; e tu dovrai scrivermi, ma non di piú. La preoccupazione della tua salute, da un anno a questa parte, mi ha spesso amareggiato troppo e mi ha fatto sentire la durezza della privazione di libertà della vita carceraria.
Cara Tania, ti raccomando proprio di cuore di volerti curare per bene.
Ti abbraccio teneramente
Antonio

Cara Giulia,
ho ricevuto il tuo biglietto del 3 aprile. Tania mi ha trasmesso le notizie riguardanti la vita dei bambini. Sono contento.
Un periodo della mia vita carceraria sta per finire, perché il 28 maggio avrò il processo. Non so dove sarò poi scaraventato. La mia salute è abbastanza buona. Ho saputo dalle autorità giudiziarie e carcerarie che sul mio conto sono state pubblicate molte inesattezze: che morivo di fame, ecc, ecc. Ciò mi è molto dispiaciuto, perché credo che in simili quistioni non bisogna mai
inventare e neanche esagerare. È vero anche che mancano i mezzi per verificare le cose, e in realtà io non so piú di quanto mi è stato riferito. Ma tu sei stata sempre informata da Tania e perciò non hai avuto occasione di turbarti. Io non voglio scrivere fuori; forse me lo concederebbero, ma io non voglio per principio. Ho ricevuto, per esempio, recentemente, una strana lettera firmata Ruggero, che domandava di avere una risposta. Forse la vita carceraria mi avrà fatto diventare piú diffidente di quanto la normale saggezza richiederebbe; ma il fatto è che questa lettera, nonostante il suo
francobollo e il timbro postale, mi ha fatto inalberare. Anche in essa si dice che la mia salute deve essere cattiva! o che le notizie che si hanno sono in tal senso. Sono stato male nei primi mesi, dopo il viaggio Ustica-Milano; poi mi sono riposato e rimesso in modo soddisfacente. Studio, leggo, nei
limiti delle possibilità, che non sono molte. Un lavoro intellettuale sistematico non è possibile, per mancanza di mezzi tecnici.
Cara Giulia, mi dispiace di ricevere cosí scarse notizie sulla tua vita e sulla vita dei bambini.
Temo che in avvenire esse possano diventare ancora piú scarse: è questa la piú grande preoccupazione per me.
Ti abbraccio teneramente, cara
Antonio

Carissima Tania,
ho ricevuto la tua lettera del 25 aprile, con la lettera di Giulia. Ti ringrazio per le notizie che mi trasmetti. Sono stato proprio contento di ricevere tue notizie; ero molto preoccupato.
Non so se sei stata informata del fatto che il processo è stato fissato per il 28 maggio, ciò che significa che la partenza si approssima. Ho già visto l’avvocato Aris. Queste novità vicine mi eccitano alquanto; in modo piacevole, però. Mi sento piú vibrante di vita: ci sarà una certa lotta,
immagino. Sia pure per pochi giorni, mi troverò in un ambiente diverso da quello carcerario.
Voglio protestare contro le tue deduzioni a proposito delle… teste di capretto. Io sono informatissimo su questo commercio. A Torino ho fatto, nel 1919, una larga inchiesta, perché il Municipio boicottava gli agnelli e i capretti sardi a profitto dei conigli piemontesi: c’erano a Torino
circa 4000 pastori e contadini sardi in missione speciale e io volevo illuminarli su questo argomento. Gli agnelli e i capretti meridionali arrivano qui senza testa, ma c’è una piccola percentuale di commercio locale che fornisce anche le teste. Che sia difficile trovarle risulta dal fatto che la testina, promessa per la domenica, si è potuta avere solo il mercoledí. Inoltre io non ero molto sicuro che si trattasse di agnello o capretto, quantunque fosse molto buona (per me; a Tulli fece orrore). Doveva essere uno strano capretto, senza cervello e orbo di un occhio, col cranio
molto rassomigliante a quello di un cane lupo (ma, per carità, non dirlo alla signora Pina!), stritolato dal tranvai! Ah! questi macellai!
Mi dispiace molto che Giulia sia rimasta tanto tempo senza notizie. Ci rivedremo prima della mia partenza? Non lo credo. Tu non devi fare nessuna imprudenza; devi curarti bene. Solo cosí sarò tranquillo. Pensa che d’ora innanzi potrò scriverti molto raramente. Ti abbraccio.
Antonio

Carissima mamma,
ti spedisco la fotografia di Delio. Il mio processo è fissato per il 28 maggio: questa volta la partenza deve essere prossima. Ad ogni modo vedrò di telegrafarti. La salute è abbastanza buona. Il vicino processo mi fa star meglio, perché almeno uscirò da questa monotonia. Non preoccuparti e
non spaventarti qualsiasi condanna mi diano: io credo sarà dai 14 ai 17 anni, ma potrebbe essere anche piú grave, appunto perché contro di me non ci sono prove: cosa non posso aver commesso, senza lasciar prove? Sta’ di buon animo.
Ti abbraccio.
Nino

Carissima Tania,
non ho ricevuto tue lettere in questa ultima settimana e neanche ho avuto tue notizie un po’ precise per mezzo della signora Pina. Spero che tutto vada bene per la tua salute. Ho ricevuto dalla Libreria una certa quantità di riviste che mi hanno assorbito completamente, suscitando in me un interesse, che credevo di aver perduto, vivissimo per lo sviluppo che assumono le diverse attività culturali. Non avrei mai creduto che l’attività editoriale fosse cosí intensa, specialmente nel campo della divulgazione di ricerche storiche d’ogni genere. I preventivi di traduzioni, specialmente dal
tedesco, per le opere storiche, e dall’inglese, per la produzione romanzesca, sono qualche volta spettacolosi. Tutto ciò mi pare di una grande portata culturale: che l’attenzione del pubblico medio sia passata dal romanzo francese al romanzo anglosassone e che della attività scientifica tedesca
voglia partecipare non piú solo una stretta cerchia di universitari e di accademici, ma il pubblico più vasto che deve costituire la clientela di grandi imprese editoriali. Ho ricevuto anche due volumi: un romanzo Le Pétrole di Upton Sinclair e La vie de Disraeli di A. Maurois. Ho letto quest’ultima, che mi ha dato uno «specimen» molto interessante
della nuova fortuna che ha avuto in Francia la letteratura biografica «romanzesca». La vita di Disraeli ha già avuto 170 edizioni.
La penna mi fa andare su tutte le furie. Non so proprio quale ginnastica fare, per evitare che l’inchiostro sprizzi da tutte le parti. Eppoi, oggi mi costa molta fatica lo scrivere. Il corso dei miei pensieri non coincide perfettamente con le cose che debbo scriverti, tanto per tenerti un po’ distratta.
Ti abbraccio con tanti, tanti auguri
Antonio

Carissima Tania,
ho ricevuto ieri la tua lettera del 5, con rapidità del tutto pasquale. Ho ricevuto anche i capelli di Giuliano e sono molto lieto delle notizie che mi trasmetti. A dir la verità, io non so trarne molte conseguenze. A proposito della rapidità o meno di parlare dei bambini non ho altro elemento
che un aneddoto su Giordano Bruno: – il quale, si dice, non parlò fino all’età di tre anni, nonostante comprendesse tutto: un mattino, al destarsi, vide che da un crepaccio del muro della casupola dove abitava, un grosso serpente si dirigeva verso il suo giaciglio; subito chiamò per nome il padre, che
non aveva mai chiamato, fu salvato dal pericolo e da quel giorno incominciò a parlare anche troppo, come sanno anche gli ebrei rivenduglioli di Campo dei Fiori.
Mi dispiace che tu ti senta avvilita, come scrivi, e che perciò ti creda esonerata dallo scrivermi piú spesso. Questa è una ingiustizia palese, perché io potrei proclamarmi ancor piú avvilito di te e non scriverti del tutto; ciò che avverrà certamente, se mi provocherai ancora con simili avvilimenti. Dovresti scrivermi almeno due volte la settimana: come mai sei diventata cosí poltrona? Cosa fai tutto il giorno? E come hai passato la Pasqua?
Ho ricevuto alcuni giorni fa le Prospettive Economiche e l’Almanacco Letterario. Tutti gli anni, dal 25, davo a Giulia questo Almanacco. Non lo farei quest’anno. È caduto molto in basso.
Riporta dei motti, cosidetti di spirito, che prima erano riservati ai giornaletti semipornografici, compilati per le giovani reclute che vengono in città per la prima volta. È vero che anche una simile constatazione può avere il suo peso ad essere fatta. Sabato ho ricevuto un nuovo pacco di libri, che
però non mi sono stati ancora consegnati; credo si tratti di un certo numero di riviste di storia e di filosofia, ho potuto dare solo una sbirciatina, nel momento in cui firmavo la ricevuta per la Posta. In ogni modo, ho fatto nuovamente una certa provvista di letture per questo periodo che dovrò ancora rimanere a Milano.
Ho pensato che Delio compie quattro anni il 10 agosto e che adesso è già abbastanza grande per fargli un regalo serio. La signora Pina ha promesso di recapitarmi il catalogo del «Meccano»: spero che le diverse combinazioni siano esposte non solo in ordine ai prezzi (da 27 a 2000 lire!) ma
anche in rapporto alla semplicità e all’età dei ragazzi. Il principio del Meccano è certamente ottimo, per i bambini moderni; io sceglierò la combinazione che mi sembrerà piú opportuna e poi te ne scriverò. Fino ad agosto c’è tempo sufficiente. Non so quali siano le tendenze prevalenti in Delio, dato che ne abbia già dimostrato in modo evidente. Io avevo spiccatissime tendenze per le scienze esatte e per la matematica, da ragazzo. Le ho perdute durante gli studi ginnasiali, perché non ho
avuto insegnanti che valessero un poco piú di un fico secco. Cosí dopo il 1° anno di liceo, non ho piú studiato matematica, ma ho invece scelto il greco (allora c’era l’opzione); però in 3° anno di liceo ho dimostrato improvvisamente di aver conservato una «capacità» notevole. Succedeva allora che in 3° anno di liceo bisognava, per studiare la fisica, conoscere gli elementi di matematica che gli alunni che avevano optato per il greco, non avevano l’obbligo di sapere. Il professore di fisica, che era molto distinto, si divertiva un mondo a metterci in imbarazzo. Nell’ultimo interrogatorio del
3° trimestre, mi propose delle questioni di fisica legate alla matematica, dicendomi che dalla esposizione che ne avrei fatto sarebbe dipesa la media annuale e quindi il passaggio di licenza con o senza esame: si divertiva molto a vedermi alla lavagna, dove mi lasciò tutto il tempo che volli.
Ebbene, rimasi mezz’ora alla lavagna, mi imbiancai di gesso dai capelli alle scarpe, tentai, ritentai, scrissi, cancellai, ma finalmente «inventai» una dimostrazione che fu accolta dal professore come ottima, quantunque non esistesse in nessun trattato. Questo professore conosceva mio fratello
maggiore, a Cagliari, e mi tormentò con le sue risate ancora per tutto il tempo della scuola: mi chiamava il fisico grecizzante.
Carissima Tania, bando agli avvilimenti e scrivimi spesso. Ti abbraccio.
Antonio

Mi sono dimenticato di raccontarti come ho cercato di mettere ieri in imbarazzo la signora Pina. Poiché sabato Tulli è andato a colloquio, mi domandò se avevo qualche desiderio speciale per il desinare di Pasqua. Io ho sempre avuto dei desideri che non sono mai riuscito a soddisfare: vorrei
mangiare dei rognoni di rinoceronte e un cosciotto di pangolino; in linea subordinata mi accontenterei di una testina di capretto al forno. Tulli si rifiutò di fare la commissione per ciò che riguardava il rinoceronte e il pangolino, giustamente preoccupato di non obbligare sua moglie a
ricerche troppo lunghe nelle macellerie; volle limitarsi solo alla testina di capretto. Ma ieri la testina non arrivò, naturalmente; solo fu annunziato per domani, martedí. Io non ci credo neanche per domani, perché gli agnelli e i capretti arrivano in città senza testa, ma voglio informarmi sui seguiti
che la faccenda avrà avuto. Spero che la signora Pina non vada troppo in collera con me; fammi il piacere di metterci tu una buona parola.

Carissima Tania,
perché non mi scrivi un po’ piú spesso? Non credo che le tue occupazioni, in clinica, ti assorbano le intere giornate. Leggi? Ti sei fatta passare qualcheduno dei libri che ho rimandato indietro? Non so se possano essere sempre interessanti per te, ma almeno qualche rivista, come la
«Nuova Antologia», potresti sfogliarla. Io in queste settimane ho potuto avere dalla Biblioteca, una serie di nn. della «Revue des deux mondes» del 1846, del 1868 e del 1873, in cui ho trovato qualche articolo molto interessante di storia e di scienza. Per esempio i riflessi delle discussioni
sollevate dagli studi di Claude Bernard e di Charles Robin sulla fisiologia e sulla quistione delle cosidette cause finali; il Robin non lo conoscevo neanche di nome e non so quale posizione abbia occupato nel mondo della scienza e nella metodologia. Alcune sue osservazioni mi hanno
estremamente interessato e perciò vorrei sapere, anche genericamente, quale apprezzamento si dà dei suoi lavori e delle sue ricerche. Penso che tu puoi accennarmene qualche cosa.
Dalla Libreria ho ricevuto alcuni volumi che ti elenco per tua norma:
1) Pasquale Jannacone, La bilancia del dare e dell’avere internazionale con particolare riguardo all’Italia; 2) Benedetto Croce, Storia d’Italia dal 1871 al 1915; 3) Giovanni Carano-Donvito, L’Economia Meridionale prima e dopo il Risorgimento; 4) Antonio Graziadei, Capitale e salari; 5) Marcel Proust,
Chroniques. Riceverò anche le Prospettive Economiche del Mortara e l’Almanacco Letterario Mondadori per il 1928, di cui ti avevo scritto; perciò non occupartene piú.
Giovedí ho avuto qualche notizia sulle condizioni della tua salute, migliori delle notizie precedenti. Ma, in verità, non riesco a raccapezzarmi. Pare che tu nasconda alla signora Tulli il tuo vero stato; per cui potrebbe trattarsi di induzioni piú o meno fondate. Insomma, «pretendo» proprio energicamente che tu mi scriva piú spesso e che mi parli di te più minutamente.
La mia salute va invece bene; Tulli dice perfino che sto mettendo la pappagorgia. Cose da strabiliare!
Della mia partenza non si parla ancora; non ne sono troppo malcontento, perché preferisco partire con un tempo migliore dell’attuale e spero che la primavera si decida finalmente a lasciarsi inaugurare. Con tanti auguri per le feste, ti abbraccio teneramente
Antonio